L’affondamento del Transylvania
Nel 4 maggio 1917, il transatlantico Transylvania, termina il suo viaggio davanti alle coste di Bergeggi. Un fatto tragico, come tanti accaduti durante la prima guerra mondiale. Un fatto in gran parte taciuto a causa della censura imposta dalla guerra prima, dal regime fascista poi. Nonostante questo, la nave e le migliaia di storie che l’hanno da sempre accompagnata, ha proseguito il suo viaggio nella nostra memoria, lasciando una scia che con un po’ di attenzione è possibile seguire. Gli indizi sono sparsi in tutto il mondo, nascosti magari in piccoli frammenti che via via riemergono o scompaiono. Nei cassetti dei ricordi di chi sopravvisse e tornò in Inghilterra, in alcune foto sbiadite che ormai perdono significato se non si è più in grado di collegarle con i fatti per cui venne scattata. Parlare dell’affondamento del Transylvania non è un semplice esercizio di memoria per non dimenticare, ma un punto di riferimento del tempo per capire cosa è cambiato in Liguria e dentro di noi in quasi un secolo di storia. Per questo è giusto e importante che il Transylvania possa liberamente navigare e continuare il suo viaggio in questo presente che per allora era solo un inimmaginabile e remoto futuro, altrettanto incomprensibile di come può essere per noi ormai pensare il mondo di ieri.
Il fatto storico
Durante la prima guerra mondiale, l’esercito britannico utilizzò buona parte della flotta civile a scopi bellici. In particolare, navi passeggeri e transatlantici famosi, vennero utilizzati per il trasporto delle truppe verso i vari fronti. Il Transylvania, una delle punte di diamante della compagnia Cunard, venne impiegata con una certa regolarità sulla tratta dalla Gran Bretagna fino ad Alessandria D’Egitto, per far confluire truppe e rifornimenti sul fronte coloniale. Per diversi anni completò con successo questa tratta, facendo spesso scalo a Marsiglia e altri porti intermedi, ma il 4 maggio 1917, mentre si trovava davanti alle coste liguri fra Spotorno e Bergeggi, la nave venne attaccata e affondata da un U-boote, un sommergibile tedesco che da tempo incrociava nei paraggi. La nave, scortata da due cacciatorpedinieri giapponesi che cercarono invano di intercettare il sommergibile, affondò, provocando la morte di circa 400 persone.
I superstiti vennero soccorsi e accolti in gran parte dalla popolazione della costa, che cercò di accorrere con ogni mezzo sul luogo dell’affondamento, nonostante il mare grosso e la distanza da terra. Molti superstiti vennero ricoverati nelle case di chi li aveva soccorsi. Per questa ragione, il governo inglese diede numerose onorificenze a persone e comuni della costa. Questo rimane ancora oggi l’affondamento più tragico mai avvenuto nel mediterraneo.
Alessandro Chiabra
Il ritrovamento del Transylvania
Il ritrovamento è avvenuto il 6 Ottobre 2011 ad opera del Centro Carabinieri Subacquei di Genova Voltri in collaborazione con Gay Marine di Lomazzo (CO), ditta specializzata nella progettazione e produzione di veicoli subacquei ad alta tecnologia, che nell’aprile 2011 mise a punto un veicolo teleguidato capace di operare a grandi profondità.
Le ricerche iniziarono per volontà del Tenente Colonnello Francesco Schilardi, che, valutati gli elementi a disposizione, chiese l’autorizzazione al Comando Legione Liguria; l’Ing. Guido Gay, titolare della ditta Gay Marine, mise a disposizione il neoprogettato robot ed il catamarano Dedalus, mezzo di ricerca.
Il team di ricerca composto dall’Ing. Guido Gay, dal Maresciallo Lenzini, dal Maresciallo Padula, dal Brigadiere Del Duca, dal Vice Brigadiere Cossu, dall’Appuntato Scelto Gaido, dall’Appuntato Scelto Bosi e dal Carabiniere Maraffa Cosimo iniziò le operazioni di ricerca l’8 maggio 2011.
Le operazioni iniziarono con l’utilizzo del sonar a fascio laterale nell’area compresa tra il porto di Vado Ligure e la punta di Capo Noli. Furono percorse circa 100 Mn, ma le operazioni risultarono essere particolarmente difficoltose per la discontinuità del fondale, ricco di crinali montuosi, canyon, secche, scarpate rocciose, caratteristiche che poco si confanno all’utilizzo del sonar a fascio laterale. Le ricerche vennero interrotte il 14 maggio 2011 e riprese il 4 ottobre 2011 con l’utilizzo di un magnetometro (realizzato dall’Ing. Gay) che permise di notare un’anomalia alla profondità di 630 m, le cui forme e dimensioni avrebbero potuto corrispondere a quelle del relitto del “H.M.T. Transylvania”. Nei giorni successivi furono riconosciuti numerosi punti caratteristici del relitto fino ad intuirne l’intero profilo e lo stato di conservazione.
Il 7 ottobre 2011, in una conferenza stampa, il Tenente Colonnello Francesco Schilardi, alla presenza dell’Ing. Guido Gay, ha annunciato ufficialmente il ritrovamento del relitto del transatlantico inglese “H.M.T. Transylvania”.