La pesca professionale è l’attività di pesca dei prodotti ittici con lo scopo della loro commercializzazione.
La pesca professionale si suddivide in pesca d’altura, pesca locale, piccola pesca costiera e pesca costiera ravvicinata.
Nell’AMP è consentita esclusivamente la piccola pesca artigianale, compatibilmente a quanto disposto dal Regolamento CE n. 1967/2006 del Consiglio del 21 dicembre 2006, relativo alle misure di gestione della pesca nel Mar Mediterraneo, riservata alle imprese di pesca che esercitano l’attività sia individualmente, sia in forma cooperativa, aventi sede legale nel comprensorio dei comuni di Bergeggi, Vado, Spotorno e Noli, alla data del 28 settembre 2007, e ai soci delle suddette cooperative inseriti alla stessa data nel registro di ciascuna cooperativa.
Per quanto riguarda gli attrezzi da pesca e le modalità si rimanda al regolamento dell’AMP e alle ordinanze della Capitaneria di Porto.
Nell’area marina protetta non è consentita la pesca a strascico.
In zona A non è consentita qualunque attività di pesca professionale.
In zona B, nello specchio acqueo antistante la grotta marina di Bergeggi, per un raggio di 20 m dal centro dell’imboccatura dalla grotta non è consentita l’attività di pesca professionale.
(La predetta descrizione ha mera natura informativa ed esemplificativa senza pretesa di completezza. Per prendere visione del Regolamento di esecuzione ed organizzazione e degli eventuali atti amministrativi inerenti la gestione si rimanda alla sezione: Aspetti normativi e regolamenti. Per eventuali chiarimenti e delucidazioni si prega di contattare gli uffici dell’AMP).
La pesca nell’AMP
(Da “Importanza della valorizzazione delle Aree Marine Protette a supporto della gestione delle risorse ittiche in Italia”, L. Tunesi, T. Di Nora, S. Agnesi; Workshop: la pesca nelle aree marine protette italiane. UNIMAR 2004)
“La normativa nazionale prevede l’istituzione di oltre 50 aree marine protette. Le venti attualmente istituite, non considerando i Parchi sommersi di Baia e Gaiola, interessano complessivamente quasi 190.000 ettari di acque costiere. Queste superfici, localizzate in siti di particolare valenza ambientale, oltre a rivestire un ruolo strategico per la conservazione, possono avere una funzione rilevante anche per la gestione delle risorse ittiche.
La pesca ha per l’Italia importanza economica, sociale e culturale. Questo settore, che offre lavoro ad oltre 45.000 pescatori, da alcuni anni si confronta con una situazione di stress delle risorse ittiche che, ultimamente ha portato a profondi ripensamenti delle soluzioni gestionali adottate in passato. In realtà questo non è un problema solo italiano: il raggiungimento dell’equilibrio tra risorse biologiche e sforzo di pesca costituisce la priorità del Codice di Condotta per la Pesca Responsabile redatto dalla FAO, e dell’Unione Europea.
A livello mondiale, nell’ambito della sperimentazione di nuove misure gestionali, riscuote notevole interesse lo strumento costituito dalla chiusura alla pesca di aree di particolare rilevanza per le risorse alieutiche. Questo tipo di approccio è attualmente applicato soprattutto negli Stati Uniti e in Australia, e sembra fornire risultati efficaci.
Il sistema nazionale delle aree marine protette italiane offre attualmente circa 6.000 ettari di acque costiere nelle quali è interdetta ogni forma di pesca (Zone A, di riserva integrale) e, soprattutto, presenta oltre 180.000 ha (Zone B e C), che costituiscono i siti privilegiati per lo sviluppo di esperienze gestionali avanzate. Infatti gli ultimi decreti istitutivi hanno delineato, per quanto attiene alla pesca artigianale professionale, una linea guida comune, che consente solo ai pescatori residenti di operare con attrezzi selettivi di uso locale nelle zone B e C. A queste indicazioni generali inoltre si affianca l’ulteriore potere normativo consentito agli Enti Gestori mediante la formulazione del Regolamento.
In questo modo le zone B e C sono siti privilegiati dove sperimentare nuove forme di controllo quali, ad esempio, la rotazione nella chiusura di aree, o l’applicazione di limitazioni dell’impiego di specifici mestieri in funzione della stagionalità delle catture.
Queste iniziative, se opportunamente impostate, sono in grado di contribuire in modo rilevante al recupero di uno stato di equilibrio delle risorse e possono svolgere un ruolo importante per la valorizzazione della pesca artigianale, per sua natura vocata ad essere coinvolta in modo diretto nella gestione di risorse costiere.
Il presente contributo, analizzando informazioni relative alle attività di pesca artigianale costiera che attualmente si confrontano con le aree marine protette in Italia, suggerisce un profondo coinvolgimento degli operatori di questo comparto nella gestione delle aree marine protette, in modo da valorizzare le peculiarità gestionali fornite dalle oltre 20 AMP già istituite lungo le coste nazionali, per enfatizzarne le potenzialità a supporto del recupero delle risorse ittiche.”